Nel Rapporto di Sostenibilità di Federbeton 2019, il cruccio dell’Industria, Assoprem in primis, che è pronta per correre ma è frenata dalle normative nazionali

30 Novembre 2020

“L’impegno profuso dall’industria … non può ancora esprimere la propria piena potenzialità a causa del contesto normativo e culturale. Il permanere di ostacoli burocratici e una percezione viziata da falsi miti allontanano l’industria italiana dal panorama e dagli obiettivi europei rendendo più difficile la strada verso la decarbonizzazione.”

Questo l’incipit del rapporto di FederBeton che poi si addentra in dati, cifre, percentuali e statistiche che non lasciano spazio ad una diversa interpretazione della realtà nazionale.

Analizziamo il contesto degli aggregati riciclati per Calcestruzzo strutturale.

La spinta dei CAM Edilizia, peraltro cogenti, e dei Protocolli di Sostenibilità ambientale, volontari ma premianti sul mercato, spingono la prefabbricazione e l’impresa a cercare sul mercato inerti riciclati come risorsa premiante nei confronti della committenza ma si imbattono subito su una norma che pesa come una montagna, le NTC, che prevedono che per il calcestruzzo ad uso strutturale l’aggregato riciclato grosso, l’unico ammesso, debba essere costituito per almeno il 90% da solo calcestruzzo ma, in assenza di demolizioni selettive sistematicamente applicate nei cantieri, tale caratteristica è difficile da raggiungere. Il risultato è che questo prodotto non arriva sul mercato ed il processo non si innesca.

Per promuovere il mercato degli aggregati riciclati “di qualità” dovrebbero esistere strumenti di incentivazione economica e fiscale e meccanismi premiali da parte delle committenze e, soprattutto, l’aumento della tassazione per il conferimento in discarica, ancora troppo conveniente rispetto al riciclo dei materiali.

“Le potenzialità di utilizzo degli aggregati di recupero offerte dal settore del calcestruzzo sarebbero molto significative! Considerando un tasso di sostituzione medio del 30% del materiale naturale con quello riciclato, su una produzione di 28 milioni di metri cubi di calcestruzzo registrata nel 2019, si potrebbe ottenere un risparmio di aggregati naturali di oltre 15 milioni di tonnellate! Vale a dire un evitato conferimento in discarica di materiale di scarto del settore delle Costruzioni & Demolizioni pari a circa il 10% del quantitativo totale dei rifiuti speciali prodotti ogni anno in Italia.”

Purtroppo invece le percentuali di utilizzo risultano in meno dell’1% a causa di una serie di ostacoli normativi e culturali che ne limitano l’impiego. Il blocco delle autorizzazioni “caso per caso”, in atto fino a novembre 2019, ha riguardato anche il riciclo dei rifiuti da C&D come aggregato per calcestruzzo strutturale poiché non previsto dal D.M. 5/2/98.

Quali speranze?

Sicuramente il Regolamento End of Waste sui rifiuti inerti, in attesa di emanazione, potrà fungere da leva e, se in sinergia con finanziamenti sulla linea di credito del Recovery fund, potrebbe determinare un vero e proprio salto di qualità e quantità alla nostra capacità industriale nazionale di riciclo che si pone oggi, purtroppo, fra gli ultimi posti in una classifica europea.

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