Cantiere e sicurezza
Il montaggio deve avvenire utilizzando mezzi di sollevamento idonei e manodopera specializzata. In funzione del peso degli elementi si potrà usare la gru a torre o apposite autogrù. Solitamente, con maglie modeste e molti piani si adopererà la prima e, viceversa, con pochi piani e maglie più importanti saranno più indicate le seconde.
Occorre tener presente che, oltre ai pilastri, bisogna predisporre l’attrezzatura di interfaccia fra pilastro e fondazione che consisterà in una gabbia, chiamata “innesto di fondazione” o “trespolo”, conformata in maniera diversa a seconda della modalità di posa prescelta:
- Per la posa con “scarpe” il trespolo comprende: tirafondi, dime di messa in posa (una all’estradosso ed una all’intradosso dei tirafondi), eventuali guaine per l’inserimento di armature del pilastro oltre i tirafondi.
- Per la posa senza “scarpe” il trespolo comprende solo le dime e le guaine, senza tirafondi o, viceversa, comprende unicamente i ferri d’attesa e le guaine saranno contenute nel pilastro prefabbricato.
- L’innesto di fondazione viene inserito nelle armature delle fondazioni che possono essere a plinti, a travi rovesce, a platee o altro, quindi inglobato nel getto delle stesse.
Le fasi principali di montaggio a secco con la morfologia con “scarpe” sono le seguenti:
- Si asporta la dima di posizionamento dei tirafondi lasciando i dadi e le rondelle inferiori per la posa delle scarpe.
- Aggancio: inserimento spinotto nell’apposito foro del pilastro e inserimento coppiglie di sicurezza.
- Sollevamento pilastro e verticalizzazione con l’eventuale ausilio del jib.
- Posa pilastro sullo strato inferiore dei dadi e rondelle sui tirafondi; nella fase di discesa, il pilastro viene “guidato” dagli operatori in modo da far coincidere le scarpe con i tirafondi. In questa fase non si possono commettere errori di posizionamento in quanto le scarpe sono guidate direttamente dai tirafondi.
- Messa a piombo e in quota: agendo direttamente sui dadi inferiori, previa posa di quelli superiori, si ottiene agevolmente sia la quota voluta che la verticalità.
- Bloccaggio di tutte le regolazioni.
- Rilascio del carico, disinserimento coppiglia, sfilamento spinotto e sgancio.
- Si procede alla casseratura della zona di connessione, mediante listelli in legno, e alla sigillatura dei bordi con schiuma poliuretanica, in modo da impedire la fuoriuscita della malta impiegata per la connessione.;
- getto di malta fluida, tipo EMACO tramite appositi tubi nel pilastro, fino a rifiuto.]
Le fasi principali di montaggio a secco con la morfologia senza “scarpe” sono le seguenti:
- All’interno delle chiamate disposte in precedenza dall’impresa, viene collocata una piastrina in acciaio, in posizione centrale rispetto alla sezione di contatto, di piccole dimensioni ed eventualmente integrata, con altre piastrine di vario spessore, in modo tale che le mensole di piano del pilastro, una volta poggiato sulle piastrine, risultino alla quota corretta; la piastrina assolve alla fondamentale funzione di mantenere sollevato il pilastro dalla fondazione in modo da permettere la connessione alla stessa mediante la malta. La manovra di montaggio qui rappresentata è la stessa anche nel caso che i ferri d’attesa fuoriescano dall’intradosso del pilastro e le guaine corrugate siano posizionate in fondazione.
- Aggancio pilastro: inserimento spinotto e coppiglie di sicurezza.
- Sollevamento pilastro e verticalizzazione con l’eventuale ausilio del jib.
- Posa Pilastro sulle piastrine e posizionamento in corrispondenza delle chiamate: il pilastro viene “guidato” dai ferri d’attesa con la tolleranza data dai diametri delle guaine. In questa fase è di fondamentale importanza la precisione impiegata nella esecuzione delle chiamate con tolleranza di circa 2 cm.
- Fissaggio dei puntelli tira-spingi: i puntelli vengono fissati stabilmente al pilastro, sulle boccole predisposte su due lati ortogonali, ed alla fondazione, mediante tasselli.
- Messa a piombo: con l’ausilio di una stadia munita di bolla di livello (oppure con un filo a piombo fissato alla sommità di una lunga asta), agendo sulla regolazione in lunghezza dei puntelli tira e spingi, l’elemento viene portato in posizione verticale.
- Rilascio del carico, disinserimento coppiglia, sfilamento spinotto e sgancio.
- Si procede alla casseratura della zona di connessione, mediante listelli in legno, e alla sigillatura dei bordi con schiuma poliuretanica, in modo da impedire la fuoriuscita della malta impiegata per la connessione.
- getto di malta fluida, tipo EMACO tramite appositi tubi nel pilastro, fino a rifiuto.
Le malte impiegate per l’inghisaggio dei pilastri presentano caratteristiche (controllate e certificate) di elevata resistenza a compressione, notevole fluidità ed adesione e soprattutto assenza di fenomeni di ritiro.
Si prosegue ora con la posa di travi e solaio: nel caso di posa pilastri con scarpe la posa delle travi segue immediatamente quella dei pilastri mentre, nel caso di posa pilastri senza scarpe, occorre attendere la maturazione della malta di inghisaggio alla base.
- Le travi vengono montate avendo cura di verificare la corretta dimensione dell’appoggio ed eventualmente, se prescritti, con l’ausilio di dispositivi di bloccaggio contro la rotazione e il ribaltamento.
- I solai necessitano anche loro di una verifica delle dimensioni dell’appoggio e devono seguire le procedure specifiche in relazione alle sequenze e ad eventuali dispositivi prescritti.
La posa in opera delle armature ed i getti integrativi conferiscono poi al sistema la capacità portante di un complesso strutturale spaziale iperstatico.
Un punto cui prestare attenzione, del sistema a NUS, riguarda il rapporto fra la classe di resistenza del calcestruzzo del pilastro prefabbricato ed il calcestruzzo impiegato per i getti di completamento di piano.
In corrispondenza della sezione completata con i getti in opera si deve procedere alle verifiche locali del pilastro utilizzando la classe di resistenza inferiore, cioè normalmente quella dei getti di completamento eseguiti in opera, in corrispondenza di nodi non completamente confinati di pilastri perimetrali mentre per pilastri interni, con nodi completamente confinati, si può utilizzare l’incremento di resistenza a compressione del calcestruzzo di completamento, incremento che, in alcuni casi, può comportare il raggiungimento della stessa classe di resistenza del pilastro prefabbricato.
L’ordine da tenersi nello svolgimento dei lavori di posa dovrà essere il seguente:
- Delimitazione aree di micro-cantiere e predisposizione apprestamenti di sicurezza.
- Installazione mezzi di sollevamento.
- Installazione/montaggio elementi prefabbricati.
- Smobilizzo micro-cantiere.
Il montaggio potrà avvenire con o senza ponteggi provvisori. Nel secondo caso gli elementi prefabbricati dovranno essere dotati delle predisposizioni per l’aggancio degli appositi DPI da concordare con il CSP ed il CSE.
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